mare

Sembra una citazione ma non vuole esserlo: a Dakar non c’é il mare.

Il mare e l’accesso sono stati divorati dalle case, dai palazzi, dai ristoranti, dalle strade.

poi lo vedi certo, correndo verso cap manuel, facendo la corniche, mentre vado e torno dal lavoro. Ma sembra più un quadretto, una vista fuori dal finestrino. Le uniche spiagge esistenti in città sono straaffollate e piene di locali.

In più la qualita dell’acqua é abbastanza un NO scritto col pennarello grosso. Non ti vedi i piedi manco sul bagnasciuga e devischivare sacchetti di plastica e bottiglie. NO.

Così siamo stati un po’ via nel uichend, a Popenguine. Un piccolo villaggio a sud, lontano dai vizi di Sali e dal turismo della Somone. Si tratta di una piccola baia, molt tranquilla.

Ci si possono fare belle passeggiate, c’é pochissima gente e pochi ristoranti.

I piccoli punk hanno giocato a sfinimento, noi abbiamo riposato la testa.

Il mare fa comunque cacare. Anche qua tonnellate di plastica.

L’oceano non é roba per un sardo viziato abituato ad acque trasparenti con visibilità 30 metri. E infatti non ci ho messo piede. Letteralmente.

Ma ho trovato un’altra meta favorita.

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indulgenze

Se vai sui siti di corsa é molto facile che decidi di non correre mai più dopo la prima sessione.

Soprattutto se hai più di quarant’anni.

Soprattutto se la corsa non é la priorità della tua giornata.

E poi pure se ti va di bere qualche birretta ogni tanto senza sentirti colpevole come un adolescente colto in flagranza con l’organo della colpa in mano.

Purtroppo questi siti sembrano tutti gestiti da superuomini che se non corrono o non fanno correre con uno standard etiope/kenyota e con una endurance militare potrebbero indurre al pianto gesu e famiglia.

Così ho deciso di vendere indulgenze.

Potete pagarmele via paypal.

Funziona così:

  • Inizi a correre con tutti i buoni propositi ma dopo solo 10 minuti sei stanco? Fermati, tranquillo, non succede nulla, cammina riprendi fiato e corri appena ti sei ripreso. Appena torni a casa ti connetti al mio sito e mi paghi 1 euro di indulgenze.
  • Inizi a correre velocissimo credendo di avere ancora 18 anni ma dopo un minuto e mezzo inizi ad avere le sembianze e le movenze di un macaco con le convulsioni? Rallenta dino quasi a camminare, senza fermarti ma andando piano, non non così, più piano, poi piano piano acceleri di nuovo ma senza esagerare. Appena torni a casa ti connetti al mio sito e mi paghi 1 euro di indulgenze.
  • Ieri sera hai bevuto parecchia birra e stamattina proprio la testa non funziona manco al lavoro, figuriamoci a correre. Cambiati, mettiti il completo da corsa e cammina per tutto il tempo che avevi programmato di correre. Appena torni a casa ti connetti al mio sito e mi paghi 2 euro di indulgenze.
  • Oggi a pranzo hai mangiato trippa, arrosto morto e bagna cauda, verso le 17 sei ancora li che non sai se slacciarti i pantaloni e metterti a letto o guardare un altro film. Molto male, la tua corsa é saltata. Ti connetti al mio sito e mi paghi 3 euro di indulgenze.
  • Stanotte i tuoi figli hanno vomitato a intervalli irregolari a partire dalla mezzanotte, ogni mezz’ora per via di un virus intestinale? Cambiati e corricchia piano, questa indulgenza la offre la casa.

Non puoi comprare più di 10 euro di indulgenze al mese.

Devi fare corsa per almeno 40 minuti 3 volte a settimana.

Non vincerai la maratona con questo metodo, ma io divento ricchissimo e tu sarai perdonato e ti sentirai meno una merda.

Coraggio figliolo ce la puoi fare.

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brum

La polizia senegalese ha tanta inventiva.

usano gesti e mezzi inconsueti per dirigere il traffico.

Come quando decidono di mettere uno spartitraffico jersey in cemento in un sottopassaggio buio giusto dove non si vede un cazzo, che se non lo vedi diventi una lattina accartocciata.

O quando fanno il gesto della moto con le mani per far passare al rosso solo le moto.

Le strade di Dakar danno una certa libertà al motociclista.

Fortunatamente la mia arroganza, prosopopea, indifferenza e altezzosità alla guida permettono che possa essere confuso con un francese qualsiasi.

E la mascherina nasconde i miei connotati.

Ci aspetta al lavoro un mesetto spumeggiante e l’elettricità é nell’aria.

Le giornate si alternano in momenti di caldo afoso giornaliero e frescura della sera e della mattina.

Che mi sfianca.

Le mie corsette tentennano, ma correre con vista mare ha un fascino impagabile.

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noch

Alla fine é per questo che sei qui no?

Un lunedì mattina con malditesta, umore nero senza motivo, routine appena scomposta e riunioni incomprensibili.

Eppure non c’é stato nessun segno premonitore, nessun blackout del fine settimana, nessun motorino in panne, anzi.

Eppure.

Mi ci é voluta tutta la mattina per cercare di trovare il bandolo della matassa, ma sostanzialmente solo perché sono un idiota, nemmeno tanto in fondo.

Caffé, non é servito.

Aspirina, non é servita.

Idea della corsetta post lavoro, non é servita.

Bastava premere play. E si. Ora la giornata può pure iniziare.

Se vuole.

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korité

La fine del ramadan in Senegal si chiama Korité.

Per Korité si festeggia in famiglia, tipo che si ammazza un pollo, si mangia, si mangia, si mangia. Un po’ come a Natale da noi ma senza l’ebrezza dell’alcol.

Ovviamente il giorno prima si compra tutto quello che manca, la frutta, la verdura, la carne. Un po’ come a Natale da noi ma senza il freddo per strada.

Poi ovviamente c’é tanto traffico ovunque, auto in doppia fila, gente che si tampona in allegria. Un po’ come Natale da noi ma con meno sbirri attorno.

Così domani é Korité, ma siccome sono un infedele lo festeggerò a modo mio.

In effetti però mi sta simpatico il profeta, mi sarebbe piaciuto conoscerlo, intanto ha un sacco di followers, pure tra i giovani, che si ingarellano per andare in moschea (roba che Gesu ha gia perso da un po’), oltrettutto c’é sta cosa dell’igiene delle abluzioni prima di entrare in moschea, che non so se siete mai entrati in chiesa in Agosto ma la introdurrei pure da noi per evitare morti per asfissia. Poi c’é sta roba che non bevono alcol che secondo me é un passo avanti, soprattutto visto come guidano, e dal punto di vista maschilista bieco avere più mogli potrebbe sembrare un vantaggio, anche se non capisco come un uomo sano di mente possa mai pensare di sposarsi a più donne.

Quindi ad esser semiseri non mi vanno giu un po di cose in realtà, tipo che non si possa bere alcol, che le donne e gli uomini non abbiano gli stessi diritti, che non si possa bere l’alcol, ma soprattutto la salvaguardia del maiale, voglio dire la capretta morbida, pelosetta, carina, amica dei bambini te la puoi mangiare, il maiale che razzola nelle sue feci, che ti morde e ti stacca una mano se ti avvicini, che puzza ed é ispido come la barba di tua zia, che ogni volta che scopa produce 18 figli no. A certo, poi c’é anche il fatto che non si possa bere l’alcol.

Ma a parte questo ok eh? Niente da dire.

I pazzi integralisti, tanto mica é colpa tua…qualli ce li hanno pure i cattolici.

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saloum

Sto Senegal non l’ho mica capito ancora.

O forse non ho capito io in Senegal.

Ma ieri il punk mi ha detto dall’alto dei suoi sette anni che spera che quello che ha vissuto nel week end non fosse solo un sogno perché era bello davvero.

Si il Sine Saloum é splendido.

Mangrovie fitte impenetrabili, uccelli di tutti i tipi, baobab giganteschi, gente bellissima, gentilissima, sorridente, delfini che passano i fiordi.

Abbiamo fatto una passeggiata lunghissima, abbiamo scoperto che esistono isole veramente fatte di conchiglie, interamente e pure recentemente, che finché non le vedi magari stenti a crederlo pure dopo anni di università.

Abbiamo visto un Baobab gigante monumentale e sacro, mentre la Kicker dormiva in macchina , ma quando si é svegliata ha detto “Ho sognato un baobab che diceva “baobab””.

Quindi si, siamo stati veramente bene, storditi dallo star bene, dal relax normale che ti aspetta fuori da Dakar, che non é solo una città brutta e soffocante, ma talvolta questi aspetti prevalgono e per riconciliartici devi allontanartene.

Forse é anche quello che sto facendo con me stesso, ma ancora non l’ho capito.

Boh.

Non sono bravo in psicologia ne in filosofia e forse nemmeno a guidare il motorino visto che l’altro giorno ho asportato contemporaneamente due specchietti di auto che mi stringevano.

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Guinea

Sono stato in Guinea Conacry. Per lavoro.

Un po’ di vibrazioni risonanti con Kinshasa.

Soprattutto per la povertà capillare. E per il disastro di citta e strade.

Ho fatto tipo 1200 Km in tre giorni, che fatti, su una strada a una corsia per senso di marcia, che é anche l’arteria principale del paese, con tanto di camion per le miniere, tir di merci, autobus, vi assicuro che non é proprio un viaggio rilassante.

Conta pure che ogni ponte era sotto revisione in vista della stagione delle piogge e quindi ogni ponte sotto revisione comportava una deviazione.

E parliamo di circa 30 ponti.

Poi considera gli incidenti stradali e le macchine in panne.

E li ho perso il conto.

Il primo giorno abbiamo fatto 14 ore tutte in una tirata. Molto divertente.

Però come sempre tutto é stato interessante e sono pure finito in tivù sfoggiando il mio francese da banlieu italiana esportata in Africa.

Poi sono felicemente tornato a Dakar, abbiamo avuto delle elezioni senza morti, ho dovuto riparare la moto (di nuovo) che perdeva olio, ho dovuto riparare la macchina che ha l’alternatore rotto.

E ho dovuto ingoiare una delusione amara ma attesa.

Ma anche se attesa, la delusione amara é sempre complessa da digerire.

Poi una settimana di lavoro, ma stavolta semi intenso, ho sonno, ho bisogno di uscire da Dakar e lo farò il fine settimana. Andremo in un bel posto. Inshallah.

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akira

Quando ero al liceo leggevo molti fumetti.

Moltissimi fumetti.

Diciamo quasi tutti quelli italiani.

Ma non sono mai stato troppo fan dei manga a parte alcune eccezioni.

Il mio primo amore è stato Arale. Vedevo il cartone da bambino e quando sono usciti i manga in Italia li ho comprati regolarmente.

Una volta, non trovandolo nella mia edicola abituale ho chiesto in un chiosco di giornali dove bazzicavo di rado.

“Avete l’ultimo numero di Arale?”

La tizia sgrana gli occhi e mi risponde stizzita: “Noi certa roba non la vendiamo”

Evidentemente la mia R assomigliava troppo a una N.

Dragonball lo guardavo con atteggiamento un po’ altezzoso inizialmente e invece poi mi ci sono immerso.

Mi mancherai Akira.

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rosso

In missione, finalmente.

Sono stato a Saint Louis, in Senegal.

I miei colleghi hanno deciso per un albergo ben lontano dal centro , patrimonio dell’Unesco preferendo invece la periferia sabbiosa della città.

È stato molto interessante e istruttvo, come sempre. Mi ha dato nuove energie per lavorare, nuove idee, e ovviamente da mangiare pollo e riso o pesce e riso.

Tanti chilometri in macchina, ma facili facili.

Poi con la chiatta abbiamo attraversato il fiume alla volta di Rosso in Mauritania.

I 400 metri scarsi che separano i due paesi sono come un portale dimensionale.

In Mauritania, improvvisamente i tratti somatici dei partner cambiano, sono tutti arabi per lo più, parlano poco francese, e hanno tempi e modi e abiti molto diversi.

Si beve un sacco di the zuccheratissimo, lo chiamano la vodka mauritana.

Ed è una furbata perchè il the ti tiene bello sveglio e concentrato per ore.

Pure il cibo è diverso, si mangia agnello e pecora arrosto senza spezie e riso, si mangia tutti dallo stesso piatto con le mani, seduti per terra sui tappeti, che io non lo so fare senza sentirmi ridicolo. Datteri e crema di latte.

L’hotel di rosso in confronto a quello del senegal sembra una bettolaccia, niente sapone, niente carta igienica e solo un asciugamano di colore sporcizia e tutto strappato. Niente colazione inclusa. Niente colazione a meno che non ti prendi un panino col formaggino dal negozio di fronte. Ma le blatte ci sono pure pure li.

Nessuno ti caga in Maritania, nessuno cerca di venderti nulla.

Ma i bambini talibé sono tanti anche li. Sono bambini affidati all’Imam delle moschee dalle famiglie più povere dei dintorni, per studiare il corano e in qualche modo sopravvivere. Chiedono cibo col secchiello e poi tornano in moschea.

Sono tornato non toppo stanco, stordito da tanta diversità dalle informazioni, dalla polvere, dalla collega senegalese che non tappa bocca nemmeno per mangiare.

Come ogni volta un contrattempo a casa, niente acqua per due giorni…però anche un’ottima notizia!

Prossima tappa la Guinea Conackry.

Non vedo l’ora.

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vettura

No, non mi sono convertito ad essere un pendolare automunito.

Il mio fantastico scuter mi porta fedelmente al lavoro ogni giorno.

13 Km all’andata, 13 al ritorno.

Nonostante i suoi sessantamila chilometri mi ha lasciato a piedi solo un giorno.

Supero le migliaia di macchine incolonnate con un’aria di superiorità in faccia che fa antipatia manco fossi francese.

Ho imparato abbastanza bene a scansare gli specchietti.

Al massimo lo rimpiazzo con un altra moto.

Però senza macchina da Dakar, in 4, non si esce facilmente.

E da Dakar bisogna uscire.

Dopo un po’ diventa una città asfissiante, anche letteralmente.

Così abbiamo comprato una macchina.

Non volevo fosse necessariamente un Duster, ma alla fine si, preferivo un Duster.

Quindi ho preso un Duster.

Strapagato, perché tutto si strapaga a Dakar.

Però ha 4 ruote e e un motore e quell’aspetto da macchina brutta che adoro.

Ma almeno abbiamo un mezzo di locomozione per essere autonomi. Abbiamo gia bellissimi piani di spostamenti. Per la prima volta in migliaia di anni che siamo in Africa sembro avere un lavoro per gente sana di mente.

Timbro il mio cartellino alle 8 e lo ritimbro alle 17 al massimo. E dopo le 17 non esiste più il lavoro. Solo figli, moglie, corsa. Così posssiamo pianificare cose, fare cose, anche cose stupide come levigare un tavolo assieme, cucinare, ascoltare musica, insultarci.

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